Geographike hyphegesis è il titolo di un trattato di geografia scritto intorno all’anno 150 d.C. da Claudio Tolomeo, astronomo e studioso che, presso la biblioteca di Alessandria, redasse il testo che avrebbe condizionato la cartografia mondiale per i successivi millenni fino all’avvento dei moderni satelliti. La Guida alla geografia – questa è la traduzione del titolo dell’opera di Tolomeo – è la summa di mille anni di pensiero filosofico greco attinente alle dimensioni, alla forma, all’estensione del mondo abitato e abitabile. Dalla biblioteca di Alessandria, nelle sue innumerevoli riproduzioni e traduzioni, fu riscoperta e apprezzata nel corso dei secoli da Oriente a Occidente e fu sfruttata come basamento per innumerevoli carte geografiche. Gli argomenti che Tolomeo tratta nella Geografia sono, alcuni, in linea con la definizione oggi assodata di geografia e quindi immediatamente relazionabili alla materia moderna (descrizioni topografiche, enunciazione della latitudine e della longitudine: guide matematiche per la realizzazione di mappe), altri, invece, sono per l’osservatore moderno più difficilmente associabili alla scienza geografica (speculazioni filosofiche circa la cosmogonia).
Tavole che noi moderni chiameremmo mappe pare non ce ne fossero, in origine, ad accompagnare il trattato di Tolomeo[1]Per Tolomeo e la Geografia cfr. J. Brotton, La storia del mondo in dodici mappe, Feltrinelli, Milano, 2015, p. 37 ss.. Quelle delle quali sono sopravvissute delle copie si pensa che siano state aggiunte posteriormente e cioè a partire dalle edizioni bizantine del XIII secolo. Geo-grafia, infatti, da principio si riferiva, in termini etimologici, all’esposizione linguistica scritta più che all’illustrazione per immagini. Qui è il caso di accennare a un’altra singolarità delle mappe greche dell’antichità: il kosmou mimema, l’immagine del mondo, la mappa -insomma – è la descrizione grafica dell’oikoumenē (il mondo abitato) inscritto nella più ampia rappresentazione anche simbolica delle origini dell’universo e del posto occupato al suo interno dagli uomini. Quella di Tolomeo è una geografia dell’universo intrisa di studi filosofici e le rappresentazioni scritte e/o illustrate dell’universo sono vere e proprie cosmogonie.
Più che rispondere a necessità pratiche come quelle che potrebbero essere dei viaggiatori, dei naviganti, dei sovrani, dei militari, le mappe si offrono di servire gli speculatori filosofici e le autorità religiose. È quanto si comprende osservando la mappamundi di Hereford: disegnata intorno al 1300, restituisce un’immagine del mondo definita dalla teologia[2]Cfr. J. Broton, op. cit., p. 105 ss. La mappamundi è la rappresentazione delle convinzioni del mondo cristiano medievale. Dalla geografia inconsueta (rappresentazioni fantasiose e lacunose dei continenti), con Gerusalemme simbolicamente posta al centro, orientata con l’Est in alto, ricolma di illustrazioni sacre riferentesi alla Bibbia, la mappa di Hereford mostrava al fedele le meraviglie del mondo creato da Dio e permetteva a questi di localizzare le più importanti mete di pellegrinaggio: Gerusalemme; Roma; Santiago de Compostela. Era un invito a esprimere la propria devozione mettendosi in viaggio (anche spiritualmente)[3]Ampiamente diffusa nel Medioevo era l’idea che la vita cristiana altro non fosse se non un pellegrinaggio metaforico meditando sulla venuta di Cristo e la fine dei tempi.
Con la mappamundi di Hereford la scienza della geografia di Tolomeo è completamente trascurata, ma alcuni elementi introdotti dal trattatista di Alessandria è deducibile che siano stati tenuti in considerazione[foonote]In occidente le teorie di Tolomeo erano note. La sua più importante opera matematica circolava con il titolo Almagesto già dal XII secolo.[/footnote]: il creatore della mappamundi ha senza dubbio realizzato la sua opera tenendo presente la distinzione Tolemaica fra cosmografia (descrizione del mondo nella sua interezza e dunque anche dell’ultraterreno) e geografia corografia (descrizione e rappresentazione sulla mappa dei principali luoghi della terra).
Le mappe fino al Rinascimento sono sempre rappresentazioni della sfera e cioè del mondo creato. Undici cieli (Empireo; primo e secondo mobile; Firmamento, che regge le stelle fisse e i segni zodiacali; sette cieli che reggono i pianeti) costituiscono un insieme concentrico di sfere che racchiudono il dominio dei quattro elementi anche questi disposti concentricamente con il regno del Fuoco (più puro) all’esterno, dell’Aria (divisa in tre regioni: calda-secca/fredda-umida/calda-secca) subito dopo, poi dell’Acqua e infine della Terra che, essendo leggermente decentrata rispetto alle altre sfere, riemerge dall’Acqua all’altezza dell’emisfero Nord[4]Cfr. N. Broe, La geografia del Rinascimento. Cosmografi, cartografi, viaggiatori, Franco Cosimo Panini, Modena, 2007, pp. 56-57..
La geografia matematica di Tolomeo tornerà prepotente a farsi protagonista quando le mappe avranno assunto un ruolo importante per la politica e per i commerci. Il 7 Giugno 1494 fu firmato il trattato di Tordesillas da Castiglia e Portogallo. Il trattato divise il mondo al di fuori dell’Europa in due semisfere: da una parte dominava l’impero spagnolo e dall’altra l’Impero portoghese, con le zone di influenza separate lungo il meridiano Nord-Sud a una distanza di trecentosettanta leghe ad Ovest dalle Isole di Capo Verde. Le terre a Est di questa linea ricaddero sotto l’influenza del Portogallo e quelle a Ovest -compresi i territori scoperti da Colombo -della Spagna. Nell’ambito della lotta per la conquista dell’egemonia del commercio delle spezie fra Castiglia e Portogallo, quando fu necessario collocare con la maggiore precisione possibile, sul globo, la posizione delle suddette isole per determinare se secondo il trattato di Tordesillas le isole Molucche fossero da ascrivere al dominio spagnolo o a quello portoghese, le proiezioni tolemaiche e i calcoli matematici per definire latitudine e longitudine si rivelarono cruciali. Nel 1529 il trattato di Saragozza mise la parola fine alla vicenda della proprietà territoriale a favore dei portoghesi, ma ancora più importante della risoluzione della vicenda resta il fatto che l’uso delle carte geografiche per la prima volta fu fondamentale nella risoluzione di una disputa politica e le mappe prodotte e utilizzate in quel contesto furono riconosciute quali documenti legalmente vincolanti.
Ormai avvinti dai complessi calcoli matematici, stimolati dalla riscoperta Geografia di Tolomeo, i cartografi del XVI secolo proposero almeno sedici metodi per proiettare il globo sul piano distorcendo il mondo che fu presentato con sagome ovali, trapezoidali, circolari e anche cordiformi.
Il matematico, astrologo e cartografo francese Oronce Fine fu fra i primi a rappresentare il globo sul piano con una proiezione a forma di cuore. Aggiornandola in accordo con le ultime scopene geografiche del tempo, Mercatore disegnò la propria carta del mondo rappresentandolo con una doppia proiezione cordiforme. Mercatore fu un cosmografo – come Tolomeo e il cartografo di Hereford – e il principale obiettivo del suo lavoro fu rinvenire lo schema universale dei cieli, della terra, del ruolo dell’umanità nel cosmo. Studiò filosofia presso l’università di Lovanio, la stessa dove si era formato Erasmo da Rotterdam, e lì si lasciò attrarre dall’idea che fosse possibile, attraverso la geografia, studiare il creato in tutti i suoi aspetti: fisico, politico, ma soprattutto filosofico e teologico. Le cronache del 1544 lo annoverano fra i ricercati dall’autorità politica e religiosa degli Asburgo perché sospettato di essere vicino alle idee eretiche del luteranesimo. È anche alla luce della teologia luterana che la proiezione cordiforme assume un significato peculiare, tanto da portare gli esperti ad affermare che tutti i cartografi del XVI secolo che adottarono la proiezione cordiforme ebbero simpatie ermetiche e riformate [5]Cfr. J. Brotton, op. cit., pp. 257-259. Vedi anche G. Mangani, Abraham Ortelius and the Hermetic meaning of the cordiform projection. “Imago Mundi”, 50, 1998, pp. 59-83..
Per la teologia luterana il cuore è la sede delle emozioni e perciò è centrale nell’esperienza di fede. La rappresentazione del cuore nelle opere prodotte dall’uomo è un atto devozionale. Oltre a quella religiosa, la proiezione di Mercatore potrebbe aver espresso un messaggio dalla valenza esoterica. La diffusione delle proiezioni cordiformi entro specifici ambienti di riferimento fa supporre che i cartografi che ne fecero uso fossero parte di una rete che condivideva uguali idee spirituali e intellettuali. La scelta di rappresentare il globo secondo le regole scientifiche di questa proiezione non deve, dunque, considerarsi fortuita scelta fra le tante a disposizione, ma un obbligo per quei cartografi-filosofi che condividevano certi ideali e la stessa visione filosofico-concettuale dell’universo. La scelta di rappresentare un globo su una superficie piana con una forma a cuore non è, infatti, una soluzione matematica pratica e più che nella ricerca di una soluzione elegante e originale si può spiegare con la vicinanza di Mercatore agli ambienti interessati all’Ermetismo. Egli, di fatto, secondo alcune fonti, si dedicò allo studio dei testi ermetici dai quali può aver appreso le nozioni di cuore come centro dell’etica, fonte dei sentimenti, umano microcosmo. La terra, come il cuore dell’uomo, è il centro dell’universo e si trova al bivio fra la via del vizio e la via della salvezza spirituale.
I sentimenti misterico-religiosi evocati dalla mappa si sublimano nell’immediato raffronto cuore dell’uomo – cuore dell’universo. La terra è il teatro delle passioni e delle azioni dell’uomo e solamente l’illuminazione [o, per il luteranesimo, la grazia divina] può portare armonia [salvezza]. La visione dall’alto sul mondo di chi osserva una carta del globo, cosi come fu per Scipione che sognò di poter osservare il mondo dall’alto finendo con il rendersi conto della finitezza dell’uomo, spinge alla riflessione sui traguardi individuali e anche sociali e attribuisce al Katascopos (la vista dall’alto) un’alta valenza iniziatico-simbolica. In un’epoca di forti contrasti per il dominio del mondo fra i potenti imperi coloniali e di intolleranza religiosa, una carta a forma di cuore può ben assurgere a manifesto politico e spirituale che in chiave stoica invita a riconsiderare il ruolo degli uomini nel teatro del mondo [6]Theatrum Orbis Terrarum è il titolo di quello che è considerato il primo atlante moderno, fu redatto da Abramo Ortelio. Come Mercatore, Ortelio si interessò di ermetismo. Cfr. G. Mangani, Abraham … Continue reading. Prima ancora che soluzione matematica al problema della rappresentazione del globo terrestre sul piano, la mappa cordiforme consegna a chi sa coglierlo un messaggio occulto veicolato dall’emblema della carità, dell’amore reciproco, della forza dell’illuminazione.
La funzione della proiezione cordiforme di Mercatore (e delle mappe analoghe e a questa contemporanee) va oltre la pratica geografica: è una rappresentazione simbolica che ha il proposito di magnificare la comune patria degli uomini e il valore della pace e della tolleranza. È auspice metafora dell’Harmonia mundi, amore universale che salva l’umanità.
Note
↑1 | Per Tolomeo e la Geografia cfr. J. Brotton, La storia del mondo in dodici mappe, Feltrinelli, Milano, 2015, p. 37 ss. |
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↑2 | Cfr. J. Broton, op. cit., p. 105 ss |
↑3 | Ampiamente diffusa nel Medioevo era l’idea che la vita cristiana altro non fosse se non un pellegrinaggio metaforico |
↑4 | Cfr. N. Broe, La geografia del Rinascimento. Cosmografi, cartografi, viaggiatori, Franco Cosimo Panini, Modena, 2007, pp. 56-57. |
↑5 | Cfr. J. Brotton, op. cit., pp. 257-259. Vedi anche G. Mangani, Abraham Ortelius and the Hermetic meaning of the cordiform projection. “Imago Mundi”, 50, 1998, pp. 59-83. |
↑6 | Theatrum Orbis Terrarum è il titolo di quello che è considerato il primo atlante moderno, fu redatto da Abramo Ortelio. Come Mercatore, Ortelio si interessò di ermetismo. Cfr. G. Mangani, Abraham Ortelius and the Hermetic meaning of the cordiform projection. “Imago Mundi”, 50, 1998, pp. 59-83. |