Studio sulle interpretazioni simbologiche della spada

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        L’importantissima decisione sociale che determinò le più dirette conseguenze sulla struttura collettiva ed economica delle comunità umane, fu certamente quella che portò alla così chiamata rivoluzione neolitica che – prima fra le rivoluzioni agricole – diede inizio alla transizione da un’economia mirata alla sopravvivenza, fondata sulla caccia e la raccolta, a un’economia produttiva che consiste nell’addomesticare gli animali – fonte dalla quale attingere per ottenere cibo e vestiario – e nel conservare una parte di raccolto da destinare alla semina[1]Cfr. M. Vegetti, Dalla rivoluzione agricola a Roma, Zanichelli, Bologna, 1993, p. 22: «La rivoluzione agricola non sarebbe stata possibile senza una decisione sociale, che rafforza la coesione delle … Continue reading. Comunità tipicamente nomadi mutarono la loro configurazione sociale e originarono le prime comunità sedentarie. L’introduzione dell’agricoltura favorì la nascita e lo sviluppo di villaggi e città; questo portò a nuovi e sempre più complessi assetti sociali, alle prime forme di commercio fra tali primitivi assembramenti, alla necessità di difendere il territorio occupato stabilmente[2]C. Cartiglia sintetizza questa evoluzione nell’incisivo titolo del libro La pietra, l’aratro, la spada, Loescher Editore..

        I metodi di offesa e gli strumenti per portare alla morte nascono con la caccia, ma è nelle epoche successive alla prima rivoluzione agricola che vengono proiettati verso nuovi compiti e guadagnano una diversa rilevanza per la comunità. L’evoluzione della tecnica ha consentito che alle prime, rudimentali armi di pietra, legno e osso si sostituissero attrezzi più efficaci derivati dalla lavorazione dei metalli. Fra questi riteniamo che la spada sia la più interessante da studiare poiché, per l’irresistibile attrattiva che ha avuto sugli uomini nel corso della storia, attorno a questa arma è sorto un complesso simbologico di squisito interesse.

        Tutte le spade di ogni foggia ed epoca si presentano con la stessa struttura fondamentale: sono costituite tutte da una lama e da un’impugnatura. Le spade più antiche hanno la lama fissata al manico nella parte più lontana dalla punta; alcuni perni tengono insieme le due parti. In epoche successive, in un’unica fusione di metallo, furono forgiate le prime lame che terminano in un codolo, ossia un prolungamento della lama – più affusolato rispetto a questa – che va a costituire, una volta rivestito con materiale utile a fornire una solida presa, l’impugnatura[3]Cfr. L. Bessi, La spada sacra, L’Archivio Editore, Roma, 1998, pp. 23-24..

        Le spade più antiche che sono state rinvenute in epoca contemporanea risalgono all’età del bronzo. Tali armi sono effettivamente dei lunghi pugnali e proprio a questi ultimi sono andate a sostituirsi negli utilizzi pratici e cerimoniali.

     Secondo molte antiche tradizioni, gli strumenti appuntiti posseggono la capacità di tenere lontani gli spiriti malvagi che potrebbero infestare i luoghi o i cuori delle persone. Nell’antica Roma, per esempio, vi era l’usanza di piantare un chiodo sotto le fondamenta delle abitazioni con l’intento di tenere lontane le forze negative[4]Cfr. L. Bessi, La spada occidentale, Castelvecchi, Roma, 2005, pp. 57-58.. Il simbolismo della spada è legato a questa stessa tradizione che impone a quest’arma il ruolo di protettrice. La spada è, dunque, espressione di una forza benefica; in alcuni casi è anche la manifestazione della volontà del divino. Si pensi, al riguardo, al dio del fuoco Efesto che – riempiendo il suo crogiuolo di rame e stagno (per legarsi e formare il bronzo) con argento e oro – forgia le armi per Achille il quale, perdute le sue dopo che Patroclo le aveva usate in combattimento rimanendo ucciso per mano di Ettore, sarebbe stato altrimenti impossibilitato a rientrare in battaglia.

        Il simbolismo delle armi – e della spada fra queste – rientra nel simbolismo più generale dell’epos dell’eroe. In occidente, il processo di spiritualizzazione che ha posto maggiormente in risalto la correlazione fra arma e soprannaturale si è sublimato nella leggenda del cavaliere senza macchia, tanto che questo fosse il cercatore errante di un oggetto mistico da rintracciare, quanto che questo fosse il soldato in lotta con un nemico temibile e malvagio, molto spesso rappresentato da un drago. Ciascuna delle armi della panoplia del cavaliere ha una diretta corrispondenza con gli archetipi junghiani; ad esempio: la lancia corrisponde allo spirito; l’ascia o scure rappresenta la sua proiezione sul terreno (è l’espressione della terreità e ha una connotazione negativa, ma è comunque parte inscindibile del cavaliere); la spada rappresenta l’Io del guerriero stesso[5]Cfr. G. De Turris, S. Fusco, Il simbolismo della spada, il Cerchio, Rimini, 1990, p. 29 e ancora L.A. Silcan, Il simbolismo della spada, Keltia Editrice, Aosta, 2012, p. 24..

        L’utilizzo che nella letteratura cavalleresca si fa della spada è ancora una volta conseguenza dell’intervento del soprannaturale: nel ciclo bretone, ad esempio, Artù diventa il possessore di due spade, entrambe dono di forze sovrumane.

        Nel primo caso, la spada è conficcata in una roccia, simbolo della Madre Terra che nasconde nelle sue viscere il potente strumento in grado di aiutare chi si cimenta in un’impresa; ma è talmente potente che solamente i predestinati, uomini senza scopi inconfessabili e recondite ambizioni, possono entrarne in possesso. «È il simbolo della sapienza esoterica nascosta profondamente nella materia»[6]Cfr. G. De Turris, S. Fusco, op. cit., p. 37 e anche O. Tavoni, Notas acerca del simbolo de la espada, Editrice Volumnia Perugia, Perugia, 1975, p. 23..

        Nel secondo, la spada è il dono di un’entità acquatica che interviene – come aveva fatto Efesto con Achille – per offrire all’eroe lo strumento utile per combattere la sua più importante battaglia.

        Il fatto che si sia rivelato necessario, nella vicenda di Artù, un secondo prodigio perché l’eroe potesse ottenere la sua spada, ci insegna che può capitare che il cavaliere perda la strada e ceda alle sue ombre. In questi casi la lama delle spade magiche si spezza o viene attratta dal terreno e vi rimane intrappolata fino al sopraggiungere di un nuovo eletto. Avviene così anche alla morte dell’eroe. In un modo o nell’altro, l’arma invincibile – la sapienza tradizionale – rimarrà il lascito per chi ne sarà degno e inutilizzabile cimelio per chiunque altro.

        È interessante osservare che a custodire e concedere la spada è sempre un’espressione del Femminino, ora Madre Terra ora Dama del lago. L’azione del Femminino, nelle leggende alle quali abbiamo accennato, è paragonabile a quella dell’Acqua Mercuriale e sebbene nel primo caso l’azione dell’Acqua non sia facilmente deducibile, nel secondo è più che evidente. Dunque, la custode della spada è il principio animatore. L’uomo è legato alla sua terreità, ma ha in sé la forza solare sopita; quando riceve la spada (quando giova, quindi, dell’azione dell’Acqua) sprigiona la sua essenza che è corporeità, vigore, energia che crea i corpi, ma allo stesso tempo energia che sottomette e distrugge[7]La Donna è Potenza, l’Uomo è Forza; la loro interazione è Azione Creatrice. Cfr. L. Bessi, La spada sacra, cit., p. 30. (la stessa energia è presente in magiche lance che al primo colpo uccidono e al secondo risanano[8]Cfr. J. Evola, Il mistero del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma, 1997.).

        La letteratura cavalleresca ha al centro un tipo di spada che rimanda ad allegorie peculiari che la differenziano fortemente dai generi di spada che l’hanno preceduta nei secoli, più che per il metallo con il quale è forgiata, per la sua forma.

        La spada del cavaliere è forgiata con il ferro, metallo che ha un valore sacro presso molti popoli[9]Sul ferro come metallo del cielo e metallo sacro cfr. J Chevalier, A. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, Milano, 2015, p. 442-443 e ancora A. Flaschar, Spade magiche, in Hugo Pratt, Elvetiche. … Continue reading. Antichi miti raccontano che le prime spade in ferro sono state forgiate con il metallo estratto dalle meteoriti. Il “metallo del cielo” conferiva a queste armi la qualità di “spade divine” e anche la loro fabbricazione assumeva una valenza sacrale – specie in Oriente – e il lavoro nelle fucine assumeva i tratti tipici delle celebrazioni dei riti nei templi: gli armaioli indossavano abiti rituali[10]Cfr. J. Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Edizioni Mediterranee, III ed., Roma, 1969, p. 114. e si applicavano in un susseguirsi di operazioni prestabilite che avevano assunto una funzione mistica, tale da attribuire al prodotto di quella lavorazione una dignità celeste. Le tecniche venivano tramandate con discrezione dal maestro all’apprendista così che il segreto per un’ottima tempra non divenisse di pubblica conoscenza.

        La lavorazione delle lame in ferro si presta a immediate correlazioni con il lavoro di perfezionamento degli iniziati: il materiale grezzo subisce una trasformazione e affinato dall’azione del Fuoco e dell’Acqua viene liberato dalle scorie, divenendo “Acciaio dei filosofi”. La lama levigata, che è in grado di riflettere la luce, è l’allegoria di un essere purificato in grado di partecipare all’Opera dell’Essere Supremo. La sua dimensione è, però, ancora imperfetta poiché non rifulge di luce propria.

        Il Cattolicesimo ha messo in luce la dualità della spada e l’ha intesa più di altre dottrine come strumento sia pratico che esoterico. La Cristianità ha attribuito alla spada la doppia natura di difesa del popolo di Dio e amministratrice della Giustizia terrena; è sia grazia che punizione. Inoltre, sempre nell’Europa medievale, nasce l’idea di un cavaliere armato di una spada che ha il compito di essere “difesa contro” e “punizione per” i nemici del mondo fisico e i nemici del mondo spirituale. Combatte la «grande guerra santa» che «è la lotta dell’uomo contro i nemici che egli ha in se stesso» e la «piccola guerra santa», la guerra dei campi di battaglia, «diretta contro coloro che turbano l’ordine e […] svolge essenzialmente una funzione di “giustizia”»[11]Cfr. R. Guénon, Il simbolismo della croce, Adelphi, Milano, 2012, p. 63.. Come per il ciclo bretone la forza sovrannaturale delle spade è legata al magico (rifacendosi a tradizioni celtiche in seguito dissimulate dal cristianesimo), nei poemi cavallereschi francesi – ad esempio la Chanson de Roland – le spade ricevono la loro potenza dal religioso poiché incastonata nei loro pomi, tradizionalmente, vi è una reliquia[12]Cfr. O. Tavoni, op. cit., p. 19.. Tale caratteristica pone il cavaliere sotto una luce nuova; Bernardo da Chiaravalle parla di «un nuovo genere di milizia mai conosciuta prima di ora: essa combatte senza tregua e nello stesso tempo una duplice battaglia, sia contro i nemici di carne e sangue, sia contro le potenze spirituali del male nelle regioni dello spirito». Il cavaliere non è più solamente soldato, ma anche sacerdote; segue la via delle armi dopo aver avuto una vocazione spirituale; attribuisce – in continuità con le tradizioni precedenti – un valore mistico alla sua spada. Il guerriero lotta al fine di ripristinare la pace dove questa, intesa anche come «ordine, equilibrio e armonia»[13]Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 63. manca. Non abbandona mai lo strumento indispensabile per il compimento della sua missione: questo rappresenta il cavaliere nella sua essenza di corpo e anima, gli opposti della stessa natura.

        La corporeità si congiunge alla spiritualità, la mente domina gli istinti: è una sorta di coniunctio oppositorum[14]Ivi, p. 47, 51 ss. Per Guénon è più opportuno parlare di complementari e non di contrari poiché la complementarietà non implica opposizione e la croce è equilibrio e non predominio di un … Continue reading, fondamento del mysterium coniunctionis. La spada – che, ricordiamolo, è simbolo dell’Io – si compone della lama, che è spiritualità, e dell’elsa, che è immanenza – un segno orizzontale che sbarra la strada verso il Tutto rappresentato dalla sfera posta in fondo al manico e che costituisce il pomo. Lama ed elsa si incrociano ad angolo retto e formano una croce. È la spada carolingia.

        La spada cruciforme raccoglie in sé, oltre al simbolismo relativo all’arma stessa, l’insieme delle definizioni simboliche proprie della croce; la loro esposizione aiuterà a comprendere meglio certi aspetti che sono già stati analizzati evidenziando le similitudini e rafforzando la relazione tra l’arma e il segno. Prendendo a riferimento sostanzialmente l’opera di Guénon Il simbolismo della croce (Adelphi, Milano, 2012), prima di entrare nel merito della nostra esposizione riteniamo opportuno introdurre alcuni concetti chiave che caratterizzano questo specifico studio dell’intellettuale francese:
1- La croce non è un simbolo ad uso esclusivo e specifico del Cristianesimo;
2- L’ammissione di un senso simbolico non deve implicare il rifiuto del senso letterale o storico[15]Ivi, p. 17: «In particolare, se Cristo è morto sulla croce, è proprio, possiamo dire, per il valore simbolico che la croce ha in se stessa e che le è sempre stato riconosciuto in tutte le … Continue reading;
3- Esistono molteplici stati dell’essere; «La realizzazione effettiva degli stati molteplici dell’essere allude alla concezione di ciò che dottrine tradizionali diverse […] definiscono come l’«Uomo Universale»[16]Ivi, p. 25..

        La croce simboleggia l’Uomo Universale realizzato per mezzo della comunione degli stati dell’essere che risultano nella loro totalità armonicamente ordinati: in senso orizzontale si colloca lo stato dell’essere nel quale ci si trova in un preciso momento e in senso verticale sono ordinati gerarchicamente tutti i possibili stati dell’essere. Il punto di congiunzione è il raccordo che mette in comunicazione il mondo fisico e il metafisico, microcosmo e macrocosmo, individualità e universalità, corpo e spirito. Volendo considerare l’orizzontale come simbolo di inerzia e il verticale come simbolo di dinamicità, per tradizione possiamo identificarli con il Maschile e il Femminile ai quali – convenzionalmente, dacché «termini come attivo e passivo, o loro equivalenti, hanno senso solo l’uno in relazione dell’altro»[17]Ivi, p. 46. – si fanno corrispondere il principio attivo e il principio passivo. La croce ha il significato di «sintesi attiva delle due forze congiunte creativamente»[18]Cfr. J. Evola, La tradizione ermetica, Edizioni Mediterranee, Roma, 2009, p.63.; per essere sintesi occorre che sia «unione dei complementari» e non di contrari poiché la complementarietà non implica opposizione e la croce è equilibrio e non predominio di un principio sull’altro[19]Vedi nota 4 p. 5.. Un ulteriore e ultimo aspetto che vogliamo riportare dello studio di Guénon riguarda l’accostamento della croce all’Albero della conoscenza del Bene e del Male[20]Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 67 ss.. Esiste una «leggenda della croce» medievale che vuole che la stessa croce di Cristo sia stata foggiata con il legno del mitologico albero e non con quello dell’altrettanto leggendario Albero della Vita. L’Albero della Conoscenza accoglie in sé la dualità ed è al contempo effigie dell’inimicizia con Dio a causa di Adamo che ne ha colto il frutto e simbolo di salvezza per grazia di Gesù che è morto sopra il suo legno ricucendo l’antico strappo. Su quello stesso legno il Crocifisso amministrò la giustizia nei confronti degli «eletti e dei dannati» (i due ladroni ne rappresentano le categorie) impartendola agli uni con «Misericordia» e agli altri con «Rigore». La croce/spada, quindi: rappresenta il cavaliere nella sua totalità di Uomo Universale; manifesta l’equilibrio che deve essere proprio del soldato/sacerdote; investe chi la reca con sé di autorità nell’amministrare la giustizia con misericordia o con rigore.

        Carica di tutti questi significati simbolici e di molti altri che qui non commentiamo, la spada si presta più di altri strumenti ad essere utilizzata per veicolare virtù e spingere verso nuovi stati dell’Essere. La spada è, infatti, lo strumento che si predilige adoperare nelle cerimonie di investitura, iniziazione, purificazione.

        Il rituale più conosciuto, soprattutto per averne letto nei romanzi o per averne visto la rappresentazione cinematografica di come si crede che lo si celebrasse nel medioevo, è l’addobbamento[21]addobbare [dal fr. ant. adober “crear cavaliere”, franco ✻dubban “colpire”, dal battere sulla spalla del cavaliere all’atto della proclamazione] (io addòbbo, ecc.). … Continue reading del cavaliere: il candidato, dopo avere trascorso una notte di preghiera con indosso un saio bianco[22]Si crede che il modo di dire “passare la notte in bianco”, in riferimento al far passare la notte senza dormire, derivi dall’usanza dei cavalieri di costringere alla veglia gli iniziandi … Continue reading veniva accompagnato da un cavaliere esperto – e dunque in grado di trasmettere al neofita le dottrine misteriche apprese nel tempo – presso un’ara dedicata al santo protettore dell’Ordine, alla Madonna o a Dio direttamente; veniva invitato a inginocchiarsi e a giurare fedeltà sotto la lama di una spada che è sia benedicente che minacciosa: tre tocchi con la lama – prima su una spalla, poi sopra la testa, poi sull’altra spalla – avevano il valore di consacrare la vita del neofita e di porla sotto l’auspice influenza della Trinità, ma anche di scongiurare le eventuali e future intenzioni di tradimento e far temere punizioni facendo passare per ben due volte la lama vicino al suo collo[23]Cfr. L Bessi, La spada occidentale, cit., p. 70-71.. Per il cavaliere della Cristianità la forma a croce della spada che lo aveva benedetto era l’evidente simbolo della croce salvifica di Cristo, ma è possibile ricavarne una lettura più lontana dalla confessione religiosa e vicina all’Alchimia. Ciò nonostante vogliamo muovere ancora una volta dalla mitologia della Bibbia: l’«Albero della vita» si trova al centro del Paradiso Terrestre; presso le sue radici si trova la fonte dalla quale sgorga l’acqua che alimenta quattro fiumi, uno che scorre in direzione dell’Oriente, uno in direzione dell’Occidente, uno in direzione del Meridione, uno in direzione del Settentrione; l’albero è paragonabile all’Etere, i fiumi corrispondono ai quattro elementi[24]Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 72 e anche C. G. Jung, Psicologia e alchimia, Bollati Boringhieri, Torino, 2006, pp. 132, 218, 356.. Ne segue che la spada stessa è sintesi degli Elementi che si congiungono in equilibrio al centro dell’elsa dove staziona l’Etere, l’elemento Vivificatore. La lama della spada sacra uccide l’iniziando e lo fa risorgere iniziato; non è dispensatrice di morte, ma «spatola per il balsamo risanatore»[25]Cfr. L.A. Silcan, op. cit., p. 32.. Il potere di consacrazione della spada è ancora riconosciuto dagli ordini iniziatici che persistono nella loro opera in età contemporanea e che hanno mantenuto nel tempo pressoché invariati gli antichi rituali: l’iniziazione sotto il Delta Sacro (un triangolo sulla testa del recipiendario) e la concessione dello status di iniziato da parte del Maestro tramite l’utilizzo della “spada fiammeggiate”.

        Per le loro colpe Adamo ed Eva furono banditi dal paradiso terrestre e allontanati dall’Albero della Vita e dall’Albero della Conoscenza. A difesa delle sacre soglie di Eden, ad Oriente[26]Cfr. Genesi 3,24., Dio ha posto i Cherubini armati di spada fiammeggiante. I Cherubini (i «tetramorfi»), ognuno con quattro facce e quattro ali[27]Cfr. Ezechiele 1, 6-11., «sintetizzano in sé la quaterna delle potenze elementari»[28]Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 69.. A conseguenza della caduta di Adamo, l’uomo, per avvicinarsi all’Albero (ma potremmo dire: compiere l’Opera, elevarsi spiritualmente, raggiungere l’illuminazione) deve superare il giudizio della “spada di fuoco” che taluni infiamma del fuoco creatore uccidendo l’uomo vecchio e forgiando l’iniziato, talaltri consuma come castigo per aver ricercato «il sapere arcano solo per cupidigia o ambizione»[29]Cfr. L.A. Silcan, op. cit., p. 47..

        A studiare le interpretazioni simbologiche della spada ci si rende facilmente conto di come questa, da strumento dispensatore di morte, sia potuta assurgere alla funzione di guardiana della Sapienza Tradizionale «[che è] tramandata da bocca a orecchio solo a chi ne è degno, vive di vita propria e non muore con l’uomo che la custodisce ma crea un eggregoro di pensiero che avvolge con la sua energia l’intera struttura dell’Universo»[30]Ivi, p. 48..

Note

Note
1 Cfr. M. Vegetti, Dalla rivoluzione agricola a Roma, Zanichelli, Bologna, 1993, p. 22: «La rivoluzione agricola non sarebbe stata possibile senza una decisione sociale, che rafforza la coesione delle comunità neolitiche».
2 C. Cartiglia sintetizza questa evoluzione nell’incisivo titolo del libro La pietra, l’aratro, la spada, Loescher Editore.
3 Cfr. L. Bessi, La spada sacra, L’Archivio Editore, Roma, 1998, pp. 23-24.
4 Cfr. L. Bessi, La spada occidentale, Castelvecchi, Roma, 2005, pp. 57-58.
5 Cfr. G. De Turris, S. Fusco, Il simbolismo della spada, il Cerchio, Rimini, 1990, p. 29 e ancora L.A. Silcan, Il simbolismo della spada, Keltia Editrice, Aosta, 2012, p. 24.
6 Cfr. G. De Turris, S. Fusco, op. cit., p. 37 e anche O. Tavoni, Notas acerca del simbolo de la espada, Editrice Volumnia Perugia, Perugia, 1975, p. 23.
7 La Donna è Potenza, l’Uomo è Forza; la loro interazione è Azione Creatrice. Cfr. L. Bessi, La spada sacra, cit., p. 30.
8 Cfr. J. Evola, Il mistero del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma, 1997.
9 Sul ferro come metallo del cielo e metallo sacro cfr. J Chevalier, A. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, Milano, 2015, p. 442-443 e ancora A. Flaschar, Spade magiche, in Hugo Pratt, Elvetiche. Rosa alchemica, Rizzoli, Milano, 1989, p. 7 oltre a L.A. Silcan, Il simbolismo della spada, cit., p. 29.
10 Cfr. J. Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Edizioni Mediterranee, III ed., Roma, 1969, p. 114.
11 Cfr. R. Guénon, Il simbolismo della croce, Adelphi, Milano, 2012, p. 63.
12 Cfr. O. Tavoni, op. cit., p. 19.
13 Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 63.
14 Ivi, p. 47, 51 ss. Per Guénon è più opportuno parlare di complementari e non di contrari poiché la complementarietà non implica opposizione e la croce è equilibrio e non predominio di un principio sull’altro.
15 Ivi, p. 17: «In particolare, se Cristo è morto sulla croce, è proprio, possiamo dire, per il valore simbolico che la croce ha in se stessa e che le è sempre stato riconosciuto in tutte le tradizioni; ed è perciò che, senza affatto sminuire il significato storico, si può considerarla come semplicemente derivata da questo stesso valore simbolico»
16 Ivi, p. 25.
17 Ivi, p. 46.
18 Cfr. J. Evola, La tradizione ermetica, Edizioni Mediterranee, Roma, 2009, p.63.
19 Vedi nota 4 p. 5.
20 Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 67 ss.
21 addobbare [dal fr. ant. adober “crear cavaliere”, franco ✻dubban “colpire”, dal battere sulla spalla del cavaliere all’atto della proclamazione] (io addòbbo, ecc.). – ■ v. tr. 1. (ant.) [vestire uno da cavaliere] ≈ armare, insignire, investire. Cfr. http://www.treccani.it/vocabolario/addobbare.
22 Si crede che il modo di dire “passare la notte in bianco”, in riferimento al far passare la notte senza dormire, derivi dall’usanza dei cavalieri di costringere alla veglia gli iniziandi all’ordine i quali vestivano di bianco.
23 Cfr. L Bessi, La spada occidentale, cit., p. 70-71.
24 Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 72 e anche C. G. Jung, Psicologia e alchimia, Bollati Boringhieri, Torino, 2006, pp. 132, 218, 356.
25 Cfr. L.A. Silcan, op. cit., p. 32.
26 Cfr. Genesi 3,24.
27 Cfr. Ezechiele 1, 6-11.
28 Cfr. R. Guénon, op. cit., p. 69.
29 Cfr. L.A. Silcan, op. cit., p. 47.
30 Ivi, p. 48.

L'autore

Raffaele Pileggi

Uomo del dubbio, libero e di buoni costumi.

Ricercatore nel campo dell’esoterismo ha scritto numerosi saggi sul percorso iniziatico, la morte iniziatica e l’alchimia trasformazionale. Ha ideato un percorso di crescita personale che affonda le sue radici nella tradizione esoterica occidentale e lo mette in pratica con i suoi mentee durante le sessioni da lui guidate di Alchemy mentoring.

Il suo sito ufficiale è www.raffaelepileggi.it che raccoglie alcune delle sue produzioni letterarie.

Su instagram ha realizzato uno spazio dedicato agli spunti di riflessione per una accurata formazione esoterica (@raffaelepileggi.alchimia).

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Raffaele Pileggi

Uomo del dubbio, libero e di buoni costumi.

Ricercatore nel campo dell’esoterismo ha scritto numerosi saggi sul percorso iniziatico, la morte iniziatica e l’alchimia trasformazionale. Ha ideato un percorso di crescita personale che affonda le sue radici nella tradizione esoterica occidentale e lo mette in pratica con i suoi mentee durante le sessioni da lui guidate di Alchemy mentoring.

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